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«Torniamo all’adunata nazionale dopo due anni difficili, nei quali l’Associazione Nazionale Alpini ha recitato un ruolo importante, rispondendo al richiamo del Paese con migliaia di volontari che hanno fornito servizi di controllo del territorio, distribuito mascherine e farmaci, sostenuto gli anziani, impegnandosi poi capillarmente negli hub della campagna vaccinale».
Le parole del presidente Ana Sebastiano Favero rimandano a quei valori che restituiscono il senso di un evento giunto quest’anno alla 93esima edizione e che sarà ospitato dalla città di Rimini e dalla vicina Repubblica di San Marino (clicca qui per consultare il programma).
Il logo della 93esima adunata e una celebrazione di don Gnocchi con i suoi alpini al rientro dalla guerra
Valori sottolineati anche dal presidente della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e dal sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, nella conferenza stampa di presentazione (nella foto sotto). «Veder sfilare gli alpini in parata sul lungomare sarà un colpo d’occhio di grande effetto – ha detto il governatore -. Ma l’adunata sarà anche un momento di riflessione in un periodo come quello che stiamo vivendo: solidarietà e senso del dovere sono tra i valori che accomunano le penne nere alla nostra terra. Valori che sono stati alla base delle fasi più difficili della lotta al Covid e che hanno visto anche gli alpini in prima fila». «Sapremo accogliere gli alpini con il nostro dna ospitale – ha aggiunto il sindaco - e con la vicinanza agli ideali comuni di solidarietà e fratellanza».

All’adunata – in programma dal 5 all’8 maggio – non mancheranno la presenza della Fondazione e il ricordo del beato cappellano don Gnocchi. Il presidente don Vincenzo Barbante e il presidente onorario monsignor Angelo Bazzari concelebreranno la Messa solenne in programma sabato 7 maggio allo Stadio Neri di Rimini, mentre i vertici dell’Ana rinnoveranno - tra gli eventi in cartellone – la consegna della tradizionale borsa di studio alla “Don Gnocchi” da destinare alla formazione e aggiornamento dei propri ricercatori o alla realizzazione di un progetto secondo le finalità che saranno definite dalla direzione scientifica.

La copertina originale del "Cristo con gli alpini" e lo striscione-ricordo di una precedente adunata
L’evento di Rimini rinsalderà ancora una volta l’abbraccio tra le penne nere, l’indimenticato cappellano della Tridentina nella ritirata di Russia e la sua Fondazione. Se non avesse visto il Cristo piegato sotto lo zaino di quegli alpini incolonnati, don Carlo non ci avrebbe lasciato quell’eredità che è oggi la Fondazione la porta il suo nome, attiva in Italia e nel mondo accanto e al servizio alle persone più fragili. E se don Gnocchi ha visto il Signore fra i suoi alpini, è perché si è fatto interamente uno di loro e li ha guardati come i continuatori della passione e della redenzione. Con la semplicità dei valori autentici che don Carlo seppe leggere nell’animo alpino: «Dio, l’anima, la Provvidenza, l’aldilà con la sua chiara e acquietante giustizia per tutti; ce n’è abbastanza per costruirvi saldamente tutta un’esistenza, come su pochi pilastri di roccia gettati nel fiume rapido e insidioso della vita».
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